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L'ora della responsabilità per l'Europa.

Come Giulio Cesare, quando ha passato il Rubicone, così anche la BCE con l’annuncio di acquisto titoli per 60 miliardi di euro al mese, ha passato un punto di non ritorno per quanto riguarda l’impostazione delle sue manovre di politica monetaria,( Quantitative Easing : creazione di moneta da parte di una banca centrale e la sua iniezione, con operazioni di mercato aperto, nel sistema finanziario ed economico) un insieme di cause ha spinto la banca centrale ad adottare finalmente una strategia più aggressiva:
difficoltà nel raggiungere il target di ampliamento del bilancio di 1000 miliardi di euro
la crescita stentata nell’eurozona
il continuo slittamento dell’inflazione di riferimento verso una vera e propria deflazione.
complessivamente ha reagito alla situazione economica attuale, varando una manovra senza precedenti, promuovere l’acquisto di obbligazioni governative, infatti, lancia un messaggio ben chiaro:
– i tassi di interesse rimarranno bassi l’acquisto di attività sarà un supporto importante per i mercati dei capitali e permetterà alla banca centrale di accelerare il suo programma di acquisti (da Marzo 2015 in avanti la BCE intende acquistare 60 miliardi di obbligazioni pubbliche e private almeno fino a Settembre 2016)
Gli effetti della manovra sono difficili da valutare nel complesso, di certo non ci sono state reazioni di mercato estreme nell’immediato, il che implica che forse si è trovato il modo giusto di gestire elevate aspettative sui mercati, l’impatto invece del Quantitative Easing sul comportamento dei governi corre il rischio concreto, con i suoi effetti distensivi sulle dinamiche del debito pubblico, di stimolare i governi dei paesi più in difficoltà a rallentare il processo di riforme con la scusa che la situazione è ora più rilassata.
Per quanto concerne, infine, l’economia reale, gli effetti saranno piuttosto limitati e comunque più ridotti rispetto a quelli di QE negli USA. L’impatto più positivo, tuttavia, sarà questo: l’allentamento quantitativo garantirà un euro debole ancora a lungo, dando una spinta decisiva alle esportazioni che, da sole, rappresentano circa il 44% del PIL europeo.
Passando ad analizzare la vittoria di Tsipras molto netta, ma anche ampiamente attesa, sposto la focalizzazione su due punti in particolare :
– i termini in cui verrà rinegoziata l’appartenenza della Grecia all’euro
– le modalità secondo le quali verrà ristrutturato il debito per risollevare la nazione dalla spirale di contrazione in cui è precipitata.
Anche se tale situazione presenta una potenziale minaccia per la moneta unica, essa è di fatto più lieve di quanto si possa pensare, fondamentale ricordare che i punti principali dell’agenda di governo sono comunque molto lontani dalle posizioni delle frange più estreme del partito e sono focalizzati su problemi idiosincratici della Grecia, uno su tutti quello del credito, che ha visto negli ultimi anni dinamiche ascendenti per gli spread, opposte a quelle di riduzione registrate negli altri paesi “in difficoltà” della zona euro.
Ne sapremo di più nei prossimi mesi.
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02 febbraio 2015